Pubblicato in News Giovanili - 2021-02-05 16:42:00
Tommaso Bellomo è il capitano dell'Under 14 Elite, una delle tante squadre giovanili della Pallacanestro Don Bosco. Dalle sue parole emerge il grande amore per la società rossoblu, definita come “fondamentale” nel suo percorso di crescita, come cestista e come uomo. In questa chiacchierata dimostra grande maturità e ci racconta dello smisurato amore per questo “magnifico” sport.
Partiamo dallo studio, come riesci a conciliare il basket con gli impegni scolastici?
“Per me basket e studio sono sempre stati un’accoppiata magnifica. Più mi alleno, più studio. Ho bisogno della fatica fisica del campo, del dopo allenamento, di quella scarica di adrenalina che le partite riescono a darmi. Riesco ad organizzare bene le mie giornate in modo da poter conciliare entrambe le cose.”
Quanto è importante per te la pallacanestro?
“Non è facile dire quello che il basket rappresenta per me, spiegare a parole una passione cosi grande: è lo sport che amo, è la stella cometa delle mie giornate. Quando gioco mi diverto più di ogni altra cosa; con la palla a spicchi tra le mani, libero la mente da qualunque altro pensiero, il mio solo scopo è giocare. Non riuscirei a immaginare la mia vita senza basket, tanto fa parte del mio quotidiano.”
Quanto ha influito l’emergenza sul basket?
“L’emergenza è stata un colpo basso per tutti noi; eravamo in mezzo alla stagione, di lì a poco avremmo dovuto giocare una fase importante del campionato quando improvvisamente ci siamo trovati senza una parte importante delle nostre giornate. La Società ha cercato di supportarci con allenamenti on line, per non lasciarci soli, per farci capire l’importanza di essere squadra, anche in questo frangente. Ma non era la stessa cosa. Il parquet, i compagni, l’adrenalina delle partite, mancavano ogni giorno. Tutti noi abbiamo cercato di allenarci con canestri di fortuna, siamo corsi a giocare al campino, appena la situazione ce lo ha permesso, con l’idea e la speranza di tornare in campo al più presto.”
Cosa rappresenta per te la società?
“La Pallacanestro Don Bosco mi ha aiutato a crescere, non solo come cestista ma anche come persona. Gioco in questa società da nove anni e mi sono sempre trovato benissimo. Ho imparato alcuni valori fondamentali come la serietà, la disciplina e l’importanza di lavorare duramente per ottenere ciò che si vuole. Ho la fortuna di vestire i colori di una società di grande prestigio a livello nazionale e questo ha permesso a tutti noi di partecipare a eventi e tornei importanti e di confrontarci sempre con squadre di alto livello, che ci hanno permesso di crescere sia a livello di gioco che a livello personale, riuscendo anche a creare nuove amicizie.”
Quanto sei legato alla tua squadra?
“Gioco da quando avevo 5 anni, la squadra mi ha aiutato a crescere sempre. È un punto di riferimento, un rifugio, una seconda famiglia, ma anche una grande forza. Siamo sempre stati un gruppo numeroso ed abbiamo accolto con grande piacere i nuovi arrivati; il gruppo si è arricchito di anno in anno ed avere una squadra numerosa a volte non è semplice, ma noi abbiamo avuto lo spirito giusto per trarre dal gruppo sempre il meglio.”
Quali sono i rapporti con i compagni di squadra?
“Siamo un gruppo di veri amici, legati da una grande passione: il basket. Quando giochiamo siamo in grado di capirci con uno sguardo, ci supportiamo dentro e fuori dal campo, abbiamo imparato a vincere e a gestire le sconfitte e questo ci ha aiutato anche in questo periodo difficile, lontano dal parquet.”
E con l’allenatore?
“Le stesse belle sensazioni valgono anche per Federico Tosarelli, che ci allena da quasi due anni, con il quale ho un ottimo rapporto. Ci siamo trovati bene fin dai primi giorni in cui ci ha guidato. Cerco di imparare da lui il più possibile e si è cretao un un rapporto di grande stima. Mi aiuta a crescere sia come uomo, che come giocatore e mi permette di mettermi alla prova ogni giorno con nuove sfide.”
Quanto è importante essere capitano?
“L’essere capitano è, prima di tutto, un grande onore, ma nello stesso tempo una grande responsabilità. Il nostro è un gruppo numeroso e non sempre è facile essee il punto di riferimento per tutti. In veste di capitano cerco di esserci disponibile verso i miei compagni, di aiutare chi ha qualche problema e noto con grande piacere che gli altri hanno fiducia in me. Questo mi rende orgoglioso e mi da la carica per cercare di fare sempre il bene della squadra.”
Nei tanti anni con la canotta rossoblu, quali sono le soddisfazioni più grandi ?
“Il mio passato cestistico è pieno di ricordi meravigliosi. Partite, allenamenti e tornei hanno caratterizzato tutti gli anni trascorsi con la casacca rossoblu del Don Bosco. Due tornei in particolare mi hanno lasciato ricordi indelebili; il primo è un torneo a La Spezia, è stato il nostro primo torneo vinto, e quella gioia rimarrà sempre dentro di me. Il secondo invece è un torneo, disputato a Salsomaggiore, che ci ha visti in campo per più giorni di seguito; ai successi sul campo, si sono aggiunte giornate indimenticabili tra amici. Non posso però non menzionare i Camp, dei quali ormai sono un veterano. Durante i Camp del Don Bosco abbiamo avuto modo di perfezionarci, allenarci duramente, metterci alla prova e divertirci, rendendo ancora più forte il nostro spirito di gruppo.”